La scelta dei brani da suonare
Non basterebbe tutta la vita per suonare solo le musiche più belle dei grandi Compositori: è meglio quindi astenersi dalla musica brutta e farsi consigliare invece sui brani che valga la pena di studiare.
La musica che ha il solo pregio di essere di moda ha vita breve: se tu persisti a coltivarla, sarai considerato uno sciocco.
Cerca di suonare meglio che puoi dei pezzi facili: questo vale infinitamente di più che l’eseguire delle composizioni difficili in maniera mediocre.
Leggere lo spartito musicale
È bene abituare gli allievi fin dai loro primi mesi di studio a quella ginnastica degli occhi che permette di leggere presto e giusto. Si deve giungere a leggere la musica a prima vista come un libro.
Quando la lettura della musica invece di essere un piacere, non è che uno studio penoso, si rinuncia molto spesso alla musica e si chiude il pianoforte per non più aprirlo. Contrariamente a questo, chi è un buon lettore seguita a suonare per tutta la vita.
Una volta terminato il periodo dell’istruzione musicale che cosa resta di tante ore passate al pianoforte? Ben poca cosa se l’allievo non è stato che un esecutore; rimangono invece l’amore e la costante pratica della musica se egli si è seriamente occupato della lettura allo stesso tempo che della perfezione di esecuzione.
Nella musica come nelle lingue, l’allievo che non sa leggere una lezione senza errori studia gli errori studiando la lezione. Ogni iniziativa gli è quindi resa impossibile: egli deve aspettare che il maestro gli abbia decifrato il brano. Se al contrario l’allievo legge da solo con esattezza, non gli occorre per studiare con profitto altro che la buona volontà.
La prima iniziazione alla lettura a prima vista si farà nella musica a quattro mani, la quale offre il vantaggio di obbligare l’allievo ad andare avanti a ogni costo. Non ci si deve mai interrompere di suonare.
Una delle qualità principali di un buon lettore di musica consiste nel non fermarsi mai. Bisogna saper sbagliare in tempo. Lo sbaglio più grave sarebbe di fermarsi, di balbettare, di battere e ribattere le medesime note.
Lo studio
Le dita del pianista non sono che umili interpreti del suo pensiero, ma per non tradire questo pensiero, esse devono essere serve altrettanto abili quanto obbedienti.
L’elasticità è una delle principali condizioni da osservarsi nell’arte del suonare, ed è anzi la sola che apra sicuro varco al progredire.
Essendo la tecnica come le fondamenta sono per l’edificio, il suo insegnamento deve iniziare fin dalla prima lezione e proseguire senza interruzione unitamente agli studi e ai pezzi. Quando la tecnica manca, l’arte perde il suo naturale sostegno.
Il pianista che trascura di esercitare le dita con scale ed esercizi, non potrà mai cimentarsi con certe difficoltà che si trovano nei brani musicali.
La compostezza e la regolarità della posizione al pianoforte è un gran coefficiente della buona esecuzione.
Con dita rigide e legate si può tanto poco suonare il pianoforte quanto poco si può ballare con piedi rigidi.
Metodo
Qualunque lavoro intellettuale non è veramente proficuo che quando è frutto della riflessione; il progresso non dipende tanto dalle ore che si dedicano allo studio, quanto dalla cura, dalla volontà, dall’amore e dalla perseveranza che l’allievo mette nello studio.
Lo studio non è fruttuoso se non è intelligente, coscienzioso e metodico.
Dimmi come studi e ti dirò quello che sai e fin dove arriverai.
La grande arte di apprendere molto è di intraprendere poco per volta.
Perché, nel suonare il pianoforte, ostinarsi a non voler curare separatamente ciascuna mano da sola quando la lettura del brano è difficile? I più rispondono: “Mi annoio!”. Questo rivela il loro modo di pensare: vorrebbero sapere tutto e senza fatica.
Durante lo studio si deve suonare lentamente per ottenere la chiarezza e l’uguaglianza e si deve suonare forte per ottenere una buona articolazione e solidità di esecuzione.
Non sarebbe lo stesso ripetere un passaggio difficile dieci volte al giorno durante otto giorni, e, per esempio, lo stesso passo quaranta volte per due giorni, benché il numero delle volte non cambi. Il tempo infatti matura i progressi che si ottengono giorno per giorno, mentre la sicurezza dell’esecuzione si acquista poco a poco.
È cosa utile leggere la vita dei grandi musicisti.
Con lo studio frequentemente interrotto si ottengono scarsi risultati. Una settimana di riposo equivale alla perdita di un mese, ed un mese di ozio assoluto fa perdere il lavoro di un anno intero.
Un grande musicista diceva spesso: “Se sto un giorno senza suonare me ne accorgo io; se sto due giorni senza suonare se ne accorgono gli amici; se sto tre giorni senza suonare se ne accorge il pubblico”.
I dilettanti dovrebbero studiare un’ora la mattina e un’ora la sera. Essi dedicheranno una mezz’ora agli esercizi tecnici, un’ora allo studio dei pezzi nuovi ed una mezz’ora alla ripetizione dei pezzi del loro repertorio.
Se lo studioso non dispone che di un’ora al giorno, questa dovrà essere impiegata come segue: 10 minuti per le scale e gli esercizi, 15 minuti per gli studi, 25 minuti per i brani nuovi e 10 minuti per ripassare quelli che più piacciono del proprio repertorio.
Lo studio non ha mai fine.