In un lontano pomeriggio di tanti anni fa, un episodio anomalo scosse la quotidianità del nostro quartiere:
- “Hai sentito cosa è successo?”
- “Dove?”
- “Al Borgo Ragazzi Don Bosco! Si sentivano urla, spari, macchine della polizia accorrere freneticamente in zona…”
Stavano girando una scena della nota serie televisiva “La Piovra” che io iniziai a seguire specialmente per la bellezza delle musiche di Ennio Morricone.
Il “Borgo Ragazzi Don Bosco” è stato il mio giardino d’infanzia, l’oratorio, la scuola media… Il posto sicuro dove i nostri genitori ci portavano per toglierci dalla strada della noia e delle brutte abitudini.
È lì che abbiamo imparato a cantare, a recitare (per finire persino in televisione), a rincorrere un pallone o a suonare uno strumento.
D’estate c’erano le “colonie al mare”: si partiva presto la mattina, in pullman, quando a svegliarci erano le campane che cantavano l’Ave Maria (che riuscivamo a sentire fin da casa).
C’erano i giochi all’aperto e a carnevale la famosa gara a chi riusciva per primo a finire un piatto di spaghetti con le mani dietro la schiena.
C’era il cinema all’aperto.
E il sabato mattina a scuola, che finiva un’ora prima per lasciare il posto al campionato di calcio, basket e pallavolo. Poi il sabato pomeriggio in sala prove, per animare la messa con i nostri canti, la domenica mattina: c’era l’organo, il microfono dei solisti di fronte al coro di 60 ragazzi spensierati.
Qualche anno dopo, faceva un certo effetto rivedere quei luoghi in televisione, specialmente perché molti di noi non abitavano già più in quel quartiere.
Ora, molti anni più tardi, con il potere evocativo della musica, quelle stesse immagini rendono quei luoghi più nostalgicamente lontani, ma al tempo stesso, sempre presenti nei ricordi.
Chissà se questa è la nostalgia di una spensierata adolescenza, o piuttosto di quegli anni, di quel mondo e di quel modo di vivere che ormai sembrano essere solo passati e oltrepassati.