dal saggio best-seller
di Francesco Alberoni
[alert-note]Ho raccolto in questa pagina alcuni dei passaggi piu’ significativi della celebre pubblicazione di Francesco Alberoni. Un libro assolutamente da leggere![/alert-note]
Quando siamo innamorati non possiamo raggiungere e tenere lo stato di tranquillità serena. Il nostro amore non è nelle nostre mani, ci trascende, ci trascina e ci costringe a mutare. Per riuscire a trasformare questa cosa in serenità quotidiana occorre distruggerla. E molte persone, uomini e donne, non hanno pace fino a che non hanno trasformato l’essere splendente del loro amore in qualcosa di controllabile, circoscritto, definito. Tutto ciò che serve per raggiungere l’amato e farsi amare da lui è essenziale. Il resto non conta nulla. E’ molto bello mangiar bene se fa piacere all’amato, ma da soli non ce ne importa nulla. Per incontrare lui, per stare con lui, siamo disposti a fare viaggi più faticosi, a non mangiare e a non dormire, e non ci costa fatica, anzi siamo felici e tutte le cose che nella vita quotidiana ci sono insopportabili le facciamo senza accorgercene. Ciascuno dà secondo le sue possibilità e ciascuno riceve secondo i suoi bisogni. Non c’è nessuna contabilità fra ciò che do e ciò che ricevo. Ciascuno fa all’altro dei doni: le cose che gli sembrano belle, qualcosa che parli di sé, che lo ricordi all’amato. Ma anche cose che piacciono all’altro, che l’altro ha nominato o ha guardato. Il dono spesso è un atto improvviso, un gesto spontaneo che simbolizza il dono di sé, la propria disponibilità, totale. Ma il dono non aspetta un altro dono, non aspetta di essere ricambiato. Facendo il dono il conto è subito pari: basta che l’altro lo apprezzi, che sia contento. La gioia dell’altro vale più di qualsiasi oggetto. Così fra i due c’è un farsi dei doni, ma senza scambio. Quando incomincia una contabilità dei doni, un “io ti ho dato e tu no” allora l’innamoramento sta per finire. Quando ciascuno esige contabilità, del dare e dell’avere, allora è finito completamente. (…)
Quando una persona si innamora di un’altra suscita sempre in lei un risveglio, una, emozione. Chi ama tende a trascinare l’amato nel suo amore. Se anche l’altro è disposto all’innamoramento ne può nascere un incontro e addirittura un innamoramento.
Può però avvenire che l’altra persona abbia già qualcuno che le interessa ed allora la poesia d’amore dell’innamorato risveglia sì il suo amore, ma per l’altro. Essa viene trasportata su un piano superiore di sentimenti, ma il destinatario di questi sentimenti non è chi li ha evocati. (…)
Anche se lo si desidera intensamente, non ci si può innamorare. Però, se lo si vuole, si può fare innamorare qualcuno di noi perché si trova sempre chi è preparato all’innamoramento, pronto a gettarsi nel tutto e nel nulla di una vita nuova. Ciò è possibile se, nel momento adatto, una persona si presenta a lui mostrandogli che lo capisce in profondità,, se si dichiara disposta a condividere con lui il rischio del futuro restandogli accanto spalla a spalla, dalla sua parte, per sempre.
Qualunque persona può far innamorare un’altra che attendeva la chiamata se gli fa udire la voce che lo chiama per nome e gli dice che il suo tempo è venuto. (…)
L’innamoramento è un succedersi di prove. Innanzitutto quelle che poniamo a noi stessi. Essere innamorati è anche un resistere all’amore, un non voler cedere al rischio esistenziale del mettersi completamente nelle mani dell’altro. Noi perciò cerchiamo la persona amata, ma desideriamo anche di farne a meno. Spesso, nei momenti di felicità, ci diciamo “ecco che ho raggiunto il massimo che mai potrò ottenere, ora posso perderla e tornare così come ero portandone con me solo il ricordo; ho ottenuto quanto ho voluto, ora basta”. Ottenere il massimo possibile e poi farne a meno, questa è la fantasia della sazietà. In un certo senso riusciamo ad abbandonarci totalmente solo perché pensiamo che quella sia l’ultima volta. In tal modo però ci mettiamo alla prova perché, dopo il distacco, ci accorgiamo che il desiderio ritorna e che continuiamo ad amare, a desiderare disperatamente e abbiamo bisogno di un’altra “ultima volta”. E l’ultima volta” diventa così un nuovo inizio e la necessità di un nuovo inizio. Negli atti dell’altro cerchiamo le prove che ci ama.; prima che sulle margherite, il “m’ama, non m’ama” è cercato nei comportamenti dell’altro: “se fa così vuol dire che… se non fa così vuol dire che…” Ma il significato non è mai limpido. Può arrivare in ritardo trafelato, e cosa significa? Che si era dimenticato di me oppure che ha fatto fatica ad arrivare da me e perciò il suo ritardo è una prova d’amore? D’altra parte, anche quando la prova è negativa basta una sua spiegazione, un suo sguardo, una sua carezza per farcela dimenticare, per rassicurarci. (…)
Se la gelosia appare nell’innamoramento, allora significa che uno dei due, in realtà, non vuol innamorarsi o non è innamorato. La gelosia è scoprire che l’amato dipende, per la realizzazione dei suoi desideri, da qualcosa che un altro possiede e noi no; che l’altro, non noi, dispone di qualcosa che ha valore per lui. Se questo qualcosa per lui è importante e se quella persona gli è indispensabile, se preferisce lui a me, allora vuol dire che non mi ama. Avrà affetto per me, tenerezza, gli piacerà la mia compagnia, ma non mi ama. L’innamorato, dapprima cercherà di lottare, di conquistarlo col fascino, col canto, con ogni cura e dedizione, cambiando se stesso in ogni modo ma, quando ha capito che l’altro non l’ama, non può che impugnare la spada del distacco. La forza che gli resta gli consente di tagliarsi le mani che si protendono verso l’amato, di accecarsi gli occhi che lo cercano ovunque. A poco a poco, per non desiderare chi ha amato, dovrà trovare in lui ragioni per disinnamorarsi, dovrà cercare di rifare ciò che ha vissuto investendo di odio tutto ciò che è stato. L’odio sarà il suo tentativo di distruggere il passato, ma è un odio impotente. (…)
Come facciamo a sapere che siamo innamorati ? Perché ci innamoriamo di nuovo, perché ci ri-innamoriamo continuamente della stessa persona. Quando siamo innamorati ci sono dei periodi in cui abbiamo l’impressione che non ci importa nulla di quella persona. Vogliamo farne a meno, talvolta la incontriamo e non ci dice nulla, ci è indifferente. Poi ci riappare. Quel viso indifferente diventa l’unico viso, quella voce l’unica voce; la sua mancanza diventa intollerabile, la sua presenza una gioia infinita. Tutto di lei ci commuove, tutto di lei è nostalgia e appagamento. (…)