A Francesca

Luciano Lombardi

Sabato 25 aprile 1992

A Francesca

In punta di piedi, in questo tuo passo di addio, abbandoni per sempre il palco della vita effimera e i riflettori declinano in una lunga linea piatta senza variazioni.

Quella goccia lenta, un polmone di illusioni, cadendo dietro il vetro, ha riempito col vuoto i nostri cuori.

Il tempo di spegnere ventuno candeline, e gia’ appendi le scarpette al muro.

Proprio tu, che avevi tanta fame di vita, ora appari sazia; tu che di ogni attimo facevi un’eternita’ …

Forse lo spettro della vecchiaia mai avrebbe intaccato la tua bellezza e la leggiadra dolcezza.

Ovunque hai lasciato un segno: tra i banchi di scuola, quando piangevi per gli insuccessi altrui, quando ci incantavi per amicizia o per amore, se correvi dietro a un pallone come un “maschiaccio”, quando ridevi per un po’ di birra in piu’ o se scoprivi di aver scattato fotografie senza rullino, quando ti inquietavi per la nostra pigrizia, quando aspettavamo la maturita’ tra versioni di greco ed esercizi al pianoforte …

Ed ora chi curera’ il tuo pesciolino rosso sbiadito? Chi ci portera’ in pizzeria e a spasso con la “Cinquecento”? Chi ci invitera’ al mare il 1° maggio? Chi si arrabbiera’ se gli amici arrivano tardi al tuo compleanno? Chi filmera’ i nostri cento e mille giorni? Chi si innamorera’ di una mamma tanto buona quanto fortunata?

Forse siamo egoisti: vorremmo che tu ci appartenessi per sempre mentre non ci accorgiamo che sei una creatura eletta di un mondo superiore e che il tuo brevissimo viaggio mirava a rammentarci la caducita’ di ogni essere, anche il piu’ forte.

Grazie per essere stata con noi, grazie per averci insegnato ad amare questa vita, grazie per i sorrisi quando eravamo tristi, grazie per le parole quando eravamo soli, grazie per la mano che tendevi quando precipitavamo, grazie per aver prodigato l’affetto a chi ti ha un po’ trascurata. Grazie, Francesca, per aver scelto noi quali amici preferiti.