di Luciano Lombardi
Roma – 1994
Cap. I
Pochi giorni prima di iniziare il servizio civile, avevo giaā preso possesso del mio nuovo ambiente, tanto entusiasmante quanto inaspettato: la radio. Assaporavo giaā l’idea di un anno da trascorrere e spendere in maniera gratificante e coinvolgente, ma nulla mi faceva immaginare le sorprese che avrebbero caratterizzato i miei giorni, e la ricchezza che avrei trovato grazie all’affetto e la stima di tante persone…
Persone nuove e vecchi amici. Questi ultimi hanno voluto salutarmi con una festa a sorpresa al mio ritorno a casa, la sera prima della “partenza”.
Mercolediā 19 maggio, alle 9.00 ero giaā in Via Marselli per entrare ufficialmente in servizio e per sbrigare le solite e noiose procedure burocratiche. In breve tempo mi sono trovato immerso in un clima di ambientamento non difficile e senza accorgermene avevo giaā iniziato a registrare i primi radio-giornali, mentre giugno si preparava all’estate ormai imminente.
Eā stato Angelo, il mio collega e amico ad instradarmi e farmi sentire presto un nuovo membro della grande famiglia radiofonica: e con lui ho trovato subito la “sintonia” giusta, dato che entrambi siamo dotati di una buona dose di fantasia. Proprio quest’ultima si eā manifestata dopo circa un mese di servizio, ed esattamente il 17 giugno, data in cui, secondo me, ha avuto inizio un radicale cambiamento della mia vita.
Potrebbe sembrare un’esagerazione, ma il servizio civile prestato a Radio Stella, piuā che un dovere, stava diventando una fonte di arricchimento personale, una strada attraverso cui ricercare una nuova dimensione ed un veicolo per raggiungere in breve tempo l’affetto di tanti nuovi amici.
Tornando a me ed Angelo, quel giovediā 17 giugno ci balenoā per la mente un’idea davvero azzeccata: percheā non animare la radio nella fascia oraria serale? Senza tanti indugi eravamo giaā al lavoro, immersi in un caotico mare di compact e cassette pronte per essere mandate in onda. Incessantemente abbiamo iniziato a ripetere il numero di telefono con la speranza che ci fosse qualcuno all’ascolto pronto a farsi sentire.
Non ci fu molto da attendere: le chiamate si susseguivano incalzanti l’una dopo l’altra e noi, veramente eccitati, correvamo avanti e indietro per il lungo corridoio che porta all’archivio per cercare i dischi che man mano ci venivano richiesti. Non facevamo nemmeno caso al fiatone che accompagnava le dediche, e il divertimento era veramente notevole. Arrivavano giaā i primi complimenti; tutto sommato si poteva parlare di un vero successo, considerato il fatto che si trattasse di una “prima volta”. Era nato lo Spazio Dediche.
Dopo alcuni giorni, l’esperimento fu ritentato, ed i consensi non mancarono. Anzi, serata dopo serata, ci illudevamo quasi di essere diventati due personaggi famosi e importanti, soprattutto per l’affetto e la simpatia che ci offrivano le numerose persone che ci telefonavano, in particolare le ragazze.
Proprio queste ultime sono state le vere protagoniste di questo nostro periodo trascorso alla radio. E per me, alcune di loro sono state straordinarie, sia come amiche, sia come personaggi di un sogno ormai indimenticabile.
In una delle ultime sere di giugno, durante lo spazio dediche, squilloā il telefono: il caso ha voluto che rispondessi io. Era una ragazza, di nome Enrica ed era un po’ preoccupata per la scuola e gli esami di maturitaā: voleva ascoltare il tema d’amore dalla colonna sonora del film “Flashdance” e appena le confidai che quel brano piaceva molto anche a me, trovammo subito un’affinitaā che alimentoā la reciproca curiositaā di conoscere qualche altro aspetto del nostro carattere. Visto che, comunque, non avevamo tanto tempo a disposizione e che la trasmissione doveva proseguire, le chiesi, prima di salutarla, a chi volesse dedicare quella musica. A questo punto, c’eā da dire che in genere, chi richiedeva una canzone, o la dedicava ad una persona in particolare, oppure la voleva ascoltare per seā. Quindi non eā difficile immaginare la sorpresa e la gioia che ho provato sentendomi rispondere con quella voce incantevole: “A te”. E devo dire la veritaā, per un po’ di giorni mi ero quasi ‘montato’ la testa: comunque, certamente provavo una certa felicitaā e quando mi capitava, riproponevo per radio il brano in questione.
Un venerdiā sera, ed esattamente il 25 giugno, andammo a mangiare una pizza con tutti i collaboratori della radio e un po’ ci dispiaceva di dover rinunciare alla trasmissione che pian piano prendeva quota.
Il 29 abbiamo stabilito il record di telefonate ricevute: ben trentasette in circa due ore di trasmissione. Non male, se pensiamo che si trattava di un programma nuovo, condotto da non-professionisti e per un’emittente a diffusione regionale! Sembrava veramente una pioggia di squilli preceduti dai lampi della lampadina rossa che segnalava le chiamate in arrivo… Ormai non facevamo che ripetere la frase: “Stella, buonasera”, e trovavamo una voce sempre diversa dall’altra parte del filo: tutti giovanissimi, comunque.
Arrivoā quindi il primo luglio, e tra i messaggi piuā simpatici, uno diceva: “Siamo meglio noi di Angelo e Luciano“. Eravamo diventati quasi un mito!
Risposi all’ennesima telefonata: era una certa Irene di quindici anni e mi disse che il giorno precedente aveva festeggiato il compleanno; richiese una canzone e mi pregoā di inventarmi una dedica simpatica per il “suo” Luigi che aveva la mania di apparire come un “fusto” tutto muscoli. Oltre a farle gli scontati auguri in diretta, parlai un po’ del fusto e del “fustino”, tanto per fare lo spiritoso…
Intanto la trasmissione continuava, tra le corse affannose in archivio, le telefonate e le immancabili battute; ma il bello doveva ancora iniziare. Non potevo prevedere che di liā a poco tutto avrebbe assunto una veste diversa, meravigliosamente fantastica.
Fu cosiā che ad un certo punto, Angelo mi avvertiā che ci sarebbe stata una sorpresa: Valeria e Irene ci dedicavano “Amici mai” di Venditti con il messaggio: “Siete dolcissimi e vi vogliamo bene” in diretta telefonica.
Veramente non ce lo saremmo mai aspettato! E a dire il vero, non potevamo non prendere di buon occhio queste due simpatiche ragazze alle quali giaā ci stavamo affezionando. In realtaā, prima l’una, poi l’altra, di tanto in tanto continuavano a telefonarci anche al di fuori dello “spazio dediche”, bencheā spesso confondessimo le loro voci.
Una sera Irene addirittura ci chiamoā dal telefonino mentre rientrava da un viaggio con i genitori…
Il 3 luglio, in un tranquillo e caldo sabato pomeriggio, me ne andai un po’ in giro per la cittaā con la macchina, avvolto da un piacevole senso di benessere misto ad una spensieratezza sorprendente. Sembrava che dovessi varcare la soglia di una porta che dava l’accesso ad un periodo di felicitaā.
Giunta la sera, da una cabina telefonica decisi di chiamare Angelo alla radio (cosa inconsueta per me) per sentire se ci fosse stata qualche novitaā.
Effettivamente non mi ero sbagliato: aveva telefonato Irene per lasciarci il numero di casa, chiedendoci di richiamarla quando volevamo. Imparai subito quel numero a memoria, anche percheā non avevo niente per poterlo annotare; salutai il mio amico e tornai a casa.
Non ebbi alcuna fretta ed aspettai che il sabato terminasse cosiā.