Cap. III
Non ricordo se presi l’ascensore o scesi per le scale: sicuramente avrei impiegato lo stesso tempo. Quando raggiunsi la soglia della portineria, mi resi conto di essere emozionato ed avevo paura.
Quei dieci passi che mi separavano da loro, ed in particolare da Irene, durarono un’eternitaā. Rimasi subito ipnotizzato da quei due occhi azzurri che fissandomi, mi seguivano e guidavano il mio incedere verso quel sogno caduto dall’alto e che mi sembrava di aver sottratto a qualcuno…
Saraā vero che la bellezza non conta o conta poco: ma questo discorso vale se parliamo di una bellezza mediocre. Cioā che apparve al cospetto dei miei occhi increduli fu celestiale. La piuā bella ragazza che avessi potuto mai incontrare era liā e lo splendore di tutte le piuā graziose creature era in Lei, in quell’anima che ritrovai familiare non appena le usciā di bocca la prima parola. In una frazione di secondo pensai alla grandezza della natura che eā riuscita a creare una meraviglia cosiā perfetta e affascinante.
E finalmente scoprii quel sorriso che per giorni avevo sognato e immaginato e che, in quel momento, era tutto per me. Ebbi paura che il turbinio dei miei pensieri mi si leggesse in faccia e a stento cercai di mascherare quell’emozione evitando di posare troppo lo sguardo su di Lei: ma quei lineamenti avevano magnetizzato la mia attenzione anche percheā rivedevo in Lei il volto di un’altra persona giaā conosciuta o vista in passato.
Rimasi comunque incantato dal fatto che quella voce e quell’anima prendessero forma in un viso cosiā delicato. Gli occhi… Se cercassi nei meandri della mia fantasia il modello di bellezza ideale, credo sarebbe fatto proprio cosiā, come Lei, e dei suoi caratteri somatici, non cambierei nulla.
Ci salutammo e ci presentammo e per rompere il ghiaccio mi porse la nota lettera con tre fotografie che scrutai distrattamente. Pretendeva che leggessi la lettera liā, davanti a loro, ma preferii aspettare un momento piuā opportuno. Decidemmo poi, di fare una passeggiata al centro commerciale vicino e a questo proposito, devo dire che fu una fortuna l’aver avuto il pomeriggio libero dal servizio. Quelle due ore trascorse velocemente furono indimenticabili. Le riaccompagnai a casa, e quell’intervallo di tempo in piuā e non previsto da passare insieme, fu davvero piacevole.
Ricordo anche la malinconia che provai quando ad un tratto mi disse di lasciarla un po’ distante da casa per evitare pasticci con i genitori: accettai, ma pretesi di seguirla da lontano fincheā non fosse arrivata davanti al suo portone. Fu contenta di quel mio gesto e mi salutoā.
Pian piano la vidi allontanarsi ed io, a debita distanza, seguendola senza dar luogo a sospetti, con lo sguardo, le tenevo la mano, proteggendola da eventuali sconosciuti. Non si voltoā, ma i miei occhi erano aggrappati a Lei, gelosi di ogni presenza indesiderata. La sua ombra ero io, felice e sognante, illuminata da quel tramonto arancione che non scorderoā mai. Per un attimo i miei pensieri trovarono pace ed annegarono in quello stupore e in quell’incertezza derivanti da un’emozione cosiā grande. Ed ogni suo passo era scandito dal battito del mio cuore…
Ad un tratto la persi di vista e mi affannai a cercarla: aspettai un po’ e quando mi tranquillizzai presi la strada del ritorno alla radio.
Ci sono dei momenti nella nostra vita in cui tutto ci appare bello e ci sentiamo in pace col mondo e con noi stessi. Si riesce a provare un benessere del corpo e dello spirito con la sensazione di non aver patito mai alcuna sofferenza. Cosiā mi sentivo io in quei frangenti e sarei rimasto per ore in quella condizione a contemplare il tempo che trascorreva cosiā piacevolmente.
Ero emozionato e curioso di aprire la lettera che mi aveva consegnato, e di tanto in tanto, continuavo ad ammirare le fotografie che custodivo con estrema attenzione. Nel frattempo non perdevo l’occasione per gustare il paesaggio che via via si disegnava intorno a me: mi pareva di essere il protagonista di una bella favola a lieto fine.
Ma dopo un po’ tornai coi piedi a terra e cominciai a tempestarmi di dubbi. In particolare ebbi paura che il mio poco piacevole aspetto esteriore l’avesse delusa e che le cose sarebbero cambiate. Chissaā se avrebbe continuato a cercarmi e a manifestare il suo affetto come sempre…
Arrivai alla radio verso l’ora di cena, ma non ricordo se mangiai qualcosa: ero cosiā coinvolto “spiritualmente” che non potevo perdere tempo con le frivole faccende materiali e corsi nella “regia 2” per aprire quella busta tanto attesa.
Scelsi anche un adeguato sottofondo musicale come contorno a quel momento particolare. Squilloā il telefono: era Lei. E il solo fatto che la voce fosse la sua mi rese immensamente felice e un po’ mi rassicuroā, soprattutto in merito ai dubbi che mi avevano preoccupato poco prima. Voleva esser certa che fossi arrivato e che avessi letto la lettera. Le dissi che avevo solo aperto la busta, ma mi fece capire che avrebbe atteso volentieri al telefono… E man mano commentavo quello che c’era scritto:
Roma 5-07-93
Caro Luciano,
(come inizio eā al quanto banale!) abbiamo appena finito di parlare al telefono, ed ogni volta che parliamo, scopro qualcosa di nuovo che ti riguarda!
Sai, quello che sta succedendo mi sembra al quanto strano, insomma, in poche parole, sto scoprendo che mi sto affezionando a te in modo particolare (comunque penso che tu l’abbia giaā capito da tempo!); ho comunque sentito il desiderio di fartelo presente! Magari questo potraā sembrarti un po’ assurdo, o meglio ancora, strano, ma rimane comunque la veritaā! Sai, quando ti sento, sto proprio bene, e quando non ti sento, al contrario sto proprio male! Beh, vediamo di cambiare discorso, vorrei parlarti un po’ di me!
Bene, iniziamo: come ben tu sai, ho 15 anni e sono nata a Genova, dove ho vissuto per cinque anni, fra le cure e i “vizi” dei miei nonni, in quanto i miei lavoravano tutto il giorno, dalla mattina alla sera. Come puoi immaginare, io ero molto legata ai miei nonni, ma soprattutto a mio nonno, il quale aveva una pazienza incredibile nei miei confronti! (pensa che a quattro anni, sapevo giaā leggere e scrivere!); poi ci siamo trasferiti a Roma, e per me eā stato il primo trauma, avevo, infatti, lasciati a Genova i miei primi amici e le mie piuā care esperienze!
[…]Forse ti chiederai: e l’amore? Anche quello c’eā stato, mi sono innamorata seriamente due volte, ma tutte e due le volte, non sono riuscita a farmi capire, o erano loro che non volevano capire e forse con te eā la terza!!
[…] Ma cambiamo discorso. Proprio oggi abbiamo parlato del mio uomo ideale, cioeā un ragazzo comprensivo, dolce di carattere, affezionato a me, veramente, simpatico, sincero, sicuro di seā, e che mi dia un forte senso di protezione! Chissaā se tu sei cosiā!?! Ma sarei molto curiosa di sapere com’eā, invece, la tua donna ideale, magari alta, bionda, tutte curve, buona, bella, brava, simpatica, ricca…(beh, se eā cosiā, devo dire che ti accontenti di poco!). Non credo che tu sia un ragazzo cosiā, come tanti; penso, invece, che tu, in una persona, cerchi di guardare all’interno, senza stare troppo a preoccuparti dell’aspetto esteriore. Ma eā proprio questo che conta oggi come oggi, percheā ora la gente cerca sempre di nascondersi dietro qualcosa, dietro, magari, ad una maschera che il piuā delle volte eā immaginaria, una maschera che al contrario degli occhi, non rispecchia l’animo di una persona, e cosiā tu devi cercare, e scovare, e sperare per poter leggere in lei qualcosa, anche poco; ma dopo tutto quello che hai passato, anche quel poco, ai tuoi occhi ti appare tanto, immenso! Ed eā proprio per questo motivo che ti potroā scordare solo quando saproā che un pittore cieco, riusciraā a dipingere il rumore di un petalo di rosa che cade su un tavolo di cristallo, questo cerca di ricordartelo! Ora stiamo parlando al telefono, e devo ammettere che le cretinate che stiamo dicendo, sono superiori alla media (eccone un’altra). Mi sto divertendo molto, ma come ti ho giaā detto, per star bene, basta che sento la tua voce!
[…] Vorrei farti una domanda un po’ personale: per te, l’etaā conta in una storia d’amore? Se vuoi sapere il mio parere, per me non conta nulla: certo, a tutto c’eā un limite! Sai, so di avertelo giaā detto, ma ho una voglia matta di conoscerti; devi essere un tipo super simpatico per i miei gusti…
Mi eā venuta in mente una cosa: dopo che leggerai la lettera, ti prego di rispondermi, o di telefonarmi, anche se dall’Elba ti chiameroā io ogni giorno. Insomma, fammi presente che l’hai letta… e mi raccomando, ricordati tutto quello che ti ho detto!!
Un bacione fortissimo…
Irene
Le chiesi se le cose scritte fossero vere, e soprattutto se fossero ancora valide, alludendo tacitamente al fatto che, dopo avermi visto, forse il tutto si sarebbe potuto ridimensionare.
Mi rispose positivamente e le volli molto bene in quell’istante, anche se avessi saputo che la risposta mirava a risparmiarmi una delusione o un dispiacere.
E cosiā, dopo cena riprese lo spazio dediche…