Tesi di Laurea – I giovani e la radio

La radiofonia

Tipologie di radio

Si può schematizzare brevemente la composizione delle diverse tipologie di radio come segue:

Radio di tendenza. Sono quelle radio fondate e gestite da gruppi ideologici ben definiti, nate con il preciso intento di insinuare nell’opinione pubblica un preciso discorso politico o ideologico. Tutto, in queste emittenti, è funzionale, a cominciare dalla musica. Il menu abituale è composto da canzoni “militanti”, notiziari di parte e dibattiti telefonici tra gli ascoltatori a morale obbligata.

Radio di partito. Poca musica e molti dibattiti. Rifiuto della pubblicità. Molti spazi autogestiti affidati a movimenti fiancheggiatori.

Radio di evasione. Oltre alla gran parte delle radio che trasmettono musica no-stop o quasi, si possono includere in questa categoria anche quelle che non disdegnano il parlato, limitandone peraltro l’ambito a una serie di informazioni e servizi di attualità da rotocalco.

Radio-televisioni. Molte radio, specialmente nel passato, non erano altro che vetrine o colonne sonore permanenti di emittenti televisive. Queste radio non hanno un profilo autonomo rilevante, e si limitano a funzionare da cassa di risonanza per le Tv locali, principalmente delle grandi città.

Radio specializzate. Sono casi sporadici, ma abbastanza indicativi di un modo di concepire la radio come servizio civile o sociale: ad esempio radio che trasmettono nelle zone costiere e si propongono, nei periodi estivi, di coordinare i servizi di soccorso ai bagnanti in difficoltà; oppure emittenti a servizio di determinati gruppi di persone, come le radio in lingua inglese per gli anglofoni.

Radio piccolissime. Tre o quattro giovani, una piccola antenna e un mucchietto di dischi: così nasce la radio di quartiere, poco più di un radiotelefono per gruppi di studenti che vogliono sentir musica insieme senza muoversi da casa. Queste emittenti nascono e muoiono velocemente e fanno poca storia, ma contribuiscono a complicare le statistiche.

Radio comunitarie. Caratterizzate dall’assenza dello scopo di lucro e guidate da fondazioni, associazioni riconosciute e non riconosciute che siano espressione di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose. La caratteristica di essere no-profit ha in molti casi escluso del tutto la possibilità di trasmettere pubblicità; in altre situazioni si sono raggiunte forme di compromesso ma è sempre determinante il contributo dei soci, degli ascoltatori o di associazioni, enti o individui finanziatori e il più delle volte, l’affidamento al lavoro volontario.

Si può effettuare anche la distinzione tra radio generaliste e radio tematiche.

Le prime sono governate da palinsesti che comprendono una gamma più o meno vasta di generi e si rivolgono a pubblici diversi nelle varie fasce orarie.

Le seconde sono specializzate in un solo genere di programma o addirittura in un solo genere musicale secondo un formato che seleziona a priori un certo segmento di pubblico.

Radio di programmi e radio di flusso

La radio tradizionale è una radio lineare. C’è un palinsesto, che è poi una sequenza di programmi. Se vuoi seguire un determinato programma, devi giungere puntuale all’appuntamento, altrimenti lo perdi.

Quando l’ascoltatore non vuole adeguarsi agli orari, vuole un flusso al quale collegarsi quando può, o quando ne ha voglia. Spesso l’ascolto è puramente casuale, e sempre condiviso con altre attività. La radio di flusso è la risposta a questo tipo di attesa.

L’emittente ripete la programmazione (con modifiche dovute soltanto al diverso “clima” di un differente orario della giornata) in cicli periodici. In questo tempo circolare l’intervallo tra due successivi inizi della programmazione, il clock, è generalmente di un’ora; in qualche caso di mezz’ora. Ogni clock ha i propri elementi cadenzati (sigle di identificazione, spot, nome della stazione o del conduttore), che permettono una piena riconoscibilità dell’emittente. Anche la ripetitività della pubblicità e degli spot ne permette il loro riconoscimento.

Contemporary Hit Radio (CHR): si caratterizza per il “sound” dal ritmo rapido e serrato tipicamente rivolto ai giovani-adulti; ha una playlist di trenta o più hits del momento, una rosa limitata di canzoni nuovissime (ancorché di successo) e talvolta può includere anche oldies (vecchi motivi sempre amati) e recurrent (canzoni uscite da poco dalle classifiche e in fase di calo ma sempre piacevoli da risentire).

Hit radio: si contraddistingue per la selezione di soli grandi successi, nazionali e internazionali, contemporanei e degli ultimi dieci anni.

Top 40: il tipo americano si basa su una playlist molto limitata (40 brani appunto) e una definizione delle top hit molto ristretta.

Adult Contemporary (AC): target 25 – 54 anni, programmazione di successi contemporanei non troppo nuovi dal sound preferibilmente soft, conduzione spiritosa ma adulta.

Gold intensive: la quota di vecchi successi, ovvero di oldies, aumenta rispetto al formato di base e raggiunge l’80-90% della programmazione.

Le syndication radiofoniche

La formula delle syndication (o associazioni, circuiti radiofonici) rappresenta da tempo un fenomeno già ben radicato in tv.

L’apparente economicità dei costi di produzione radiofonica aveva fatto invece sembrare superflua una simile scelta in FM, vissuta più come “esproprio” della propria antenna che come occasione di crescita in partnership.

Una radio in circuito, stando alle “regole”, dovrebbe avere al massimo 6 ore di programmi in comune, che possono diventare 10 se durante il collegamento non viene trasmessa pubblicità nazionale. Nei fatti invece molte proposte di associazione a syndication di fatto comportano che la stazione capofila “fagociti” le associate. Obbligano all’uso del nome di circuito nelle 24 ore e, oltre al palinsesto in contemporanea, impongono di fatto scalette e programmazioni (praticamente solo musicali) uniformate per tutte (Rivetta, 1995: 236).