Tesi di Laurea – I giovani e la radio

La radio e le canzoni

È inconcepibile oggi che una canzone possa vivere lontana dalla radio…“.

Raffaele Gervasio musicista e musicologo

(da un articolo apparso su “Radiocorriere” nel 1947)

…La radio vi fa da giornale quotidiano; vi dà il Bollettino, che è la cosa più importante della giornata… vi fa da posta, portando a vostra moglie le vostre notizie e dando a voi le sue; e se non avete moglie, la radio vi sposa; la radio canta per voi, se siete stanchi, e insegna ai vostri figli lontani le canzoni vostre…

Alessandro Pavolini Ministro della Cultura Popolare

(da una trasmissione di “Radio del combattente”, inizi del 1942)

Le canzoni degli italiani

Di solito le origini della nostra canzone vengono fatte risalire al primo Novecento. Ma è un periodo che più alla storia sembra appartenere alla preistoria della canzone italiana intesa come fenomeno popolare. Lo stile era elegante e ricercato, il destinatario un pubblico di estrazione borghese e cittadina, la divulgazione limitata e comunque graduale per l’assenza di mezzi di diffusione di massa, a parte i pianini ambulanti. La situazione non cambiò di molto negli Anni Venti. Il disco, è vero, in quegli anni migliorò decisamente la sua qualità; è del 1925 la sostituzione dell’incisione acustica con quella elettrica, ma rimase un prodotto di lusso, riservato a pochi.

La vera storia della canzone italiana ha inizio così negli Anni Trenta. Fu allora che la radio cominciò a portarla in un numero sempre maggiore di case in ogni parte del Paese, nei centri grandi e piccoli, in città come in provincia, superando barriere geografiche, economiche, sociali e linguistiche. Nacquero così con le canzoni della radio, quelle che possiamo definire “le canzoni degli Italiani”. Esse si uniformarono al gusto medio di un pubblico vasto e indifferenziato e nello stesso tempo contribuirono a formarlo. Tradussero nel linguaggio di tutti i giorni i sentimenti della gente comune, si sostituirono come forma di espressione e di svago alla canzone popolare dialettale.

La radio svolse questa sua funzione creativa e divulgativa nei confronti della canzone italiana fino agli Anni Quaranta; in seguito cominciò a cedere il proprio ruolo ai dischi, ai juke-box, alla televisione…

Gli autori e gli editori di canzoni cercavano naturalmente il successo, e il vasto successo popolare non poteva venire che dalla radio o dal cinema, ambedue strettamente controllati dalle autorità. I dischi, anche se cominciavano indubbiamente ad avere una maggiore diffusione ed erano prodotti, fino al 1940 (quando le case fonografiche straniere vennero poste sotto sequestro), dalla Cetra, controllata dal gruppo SIP-EIAR e da ditte private e indipendenti, davano ancora dei guadagni relativi ed erano comunque condizionati dal successo che canzoni ed interpreti ottenevano alla radio o nel cinema.

Le canzoni italiane trasmesse dall’EIAR si possono suddividere in alcuni filoni ben precisi in base alla loro ispirazione o ad altre caratteristiche. Il primo posto, naturalmente, lo avevano le canzoni d’amore. Grande popolarità ottennero le canzoni che parlavano della radio stessa o che con essa in qualche modo si identificavano: possiamo citare “L’uccellino della radio” che si riferiva al caratteristico cinguettio che l’EIAR usava nelle pause tra un programma e l’altro; “Quando la radio”, nella quale si ipotizza lo scambio di messaggi di una coppia di innamorati effettuato utilizzando le stazioni e i programmi della radio, a ognuno dei quali è stato dato un significato particolare; “Silenzioso slow”, nella quale il volume della radio deve essere abbassato perché la canzone trasmessa divenga un intimo messaggio d’amore…

Tra gli altri argomenti, annoveriamo l’allegria, la vita all’aria aperta, lo sport, la vacanza…

Ho pensato che le mie canzoni possano consolare talvolta qualcuno. E se mi lascio persuadere ad eseguirne è proprio perché spero, anzi sono quasi sicuro, che in mezzo alla folla, forse felice che mi ascolta, c’è qualcuno a cui una canzone può dare qualche sollievo, un respiro, un singhiozzo liberatorio, che so? Una consolazione, insomma…“.

Vittorio De Sica

(da un articolo apparso su “Radiocorriere” nel luglio 1938)

Perché si ascoltano le canzoni alla radio?

Anche se hai già comprato l’album, la cassetta e il Cd, e l’hai registrato su una delle tue cassette per la macchina, la sensazione non è inferiore: lo shock per l’improvviso riconoscimento, la piacevole sorpresa di sentire la tua canzone preferita non può essere duplicata. Non si può mai sapere se e quando la si ascolterà, ma nel momento in cui ciò avviene, è inevitabile un brivido spontaneo.